I REATI IN VIOLAZIONE DELLA NORMATIVA IN MATERIA DI TUTELA DELLA SALUTE E DELL’IGIENE SUL LAVORO

Le violazioni alle norme antinfortunistiche sono stati introdotte nel novero dei reati presupposto nel 2007 e già dalla loro introduzione hanno costituito un fortissimo incentivo per le aziende ad operare per evitare la loro commissione.
Le aziende possono essere chiamate a rispondere dei reati presupposto qualora l’evento infortunistico o la malattia professionale possa comportare una incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un tempo superiore ai 40 giorni.
L’impianto sanzionatorio per tale reato è estremamente oneroso: in caso di omicidio colposo può raggiungere le 1000 quote mentre nel caso di lesioni colpose gravi queste sono ricomprese tra 250 e 500 quote. Il valore della quota è stabilito dal giudice ma è facile calcolare che gli importi possono lievitare facilmente, anche a fronte di valori per quota relativamente bassi.
Ma a prescindere dall’importo economico della sanzione, più preoccupanti possono essere le sanzioni interdittive che possono andare da un minimo di 3 ad un massimo di 12 mesi.
La giurisprudenza riporta diverse situazioni in cui le sanzioni interdittive sono state comminate, da casi eclatanti come quelli che hanno coinvolto la società Thyssen Krupp ad altre che hanno interessato aziende dimensionalmente più piccole ed economicamente meno rilevanti.

La prevenzione dalla commissione dei reati presupposto consiste nella predisposizione di un Modello di Organizzazione e Gestione (MOG) efficacemente implementato in seno all’azienda e vigilato da uno specifico Organismo indipendente. Nell’ambito dei reati presupposto tale MOG costituisce un unicum poiché è l’unico caso in cui le caratteristiche che tale modello deve possedere, affinché si possa avere una azione esimente, sono chiaramente definite nel Decreto Legislativo n. 81/2008.

La nostra esperienza ci porta a evidenziare come sempre più spesso, a fronte di un evento infortunistico grave, accanto alla responsabilità penale da cui il Datore di Lavoro deve difendersi venga formalizzata una responsabilità amministrativa in capo all’Impresa, costringendo l’azienda a realizzare modelli riparatori onerosi che non impediscono l’applicazione di ulteriori azioni, anche preventive, quali il sequestro cautelare.
Conviene inoltre ricordare che le sanzioni comminate possono comportare anche danni di immagine, prevedendo che l’azienda debba farsi carico della pubblicazione della sentenza di condanna.